giovedì 25 febbraio 2010
La mia religione - rrrouge
la mia religione e’ seguire l’ordine religioso
di non fare agli altri cio’ che non vuoi venga fatto a te
prego e non invidio, non amo i soldi ne’ l’apparenza
la coscienza e’ pulita, conosco l’onore e la lealta’
ma non credo sia vero che dio ci punira’
se viviamo amore con liberta’
la mia religione e’ tenere conto del mio vicino
lungo il mio cammino lasciare sorrisi a chi non ne ha
non credo sia vero che dio giudichera’
ogni nostra fuga dalla realta’
vivo la vita e non faccio niente che cambierei
questa e’ la vita e ricevi per quello che dai
e’ la mia vita e devo capire chi sono
e vivendo la vita ci provero’
perdono io non chiedero’
la mia religione e’ educare i figli alle gioie sane
conservare il pane salvare l’acqua che non berro’
ma non faccio figli con la frequenza di un animale
e’ una scelta d’amore che viene quando decidero’
e non credo sia vero che dio giudichera’
una strada presa con serieta’
vivo la vita e tutta la vita la rivivrei
vivi la vita e rispondi per quello che sei
nella mia vita devo capire chi sono io
e vivendo la vita ci provero’
perdono io non chiedero’
vivo la vita e tutta la vita la rivivrei
questa e’ la vita e ricevi per quello che sei
nella mia vita l’unico giudice sono io
e vivendo la vita migliorero’
perdono io non chiedero’
www.enricoruggeri.net
Quanto tempo...
Allora ero rimasta al ricordo del mio piccolino... sono passati due mesi e ancora non digerisco bene il fatto, ma di cose ne sono successe... Anno nuovo con classici festeggiamenti miogliesi, ripresa della scuola e del solito tran tran... sono invecchiata di un anno e anche Sanremo è passato. E come tutti gli anni ha lasciato la scia di polemiche. Quest'anno altri due bambocci da talent show come vincitori e il trio minchia... ma ora proprio non ho voglia di parlarne...
Sanremo ha portato anche il nuovo ciddì di Ruggeri. Solitamente nelle sue canzoni (ma mi succede anche con altri) ci sono strofe che leggo come fossero mie, mi ci riconosco. Non mi è mai successo di trovare una canzone intera... segue :)))
domenica 27 dicembre 2009
Ciao Amore piccino...
martedì 24 novembre 2009
San-na
Böngiörnö,
quande le:zö sté cô-ze in xôö dialettö a mé vægne i-na raggià che nö te cöntö!!!
Ö discörsö ö l'è prestö fætö, chi ö cönöxé a nostra lîngöa bön pe lè, gli atrï i pœan andà a ciappœzelö in tö.........
A cœzà bön-na a l'è che vistö chi nö capixan in belin pöremmö scri:vè cö-zè vöremmö.
Da-ö mömentö che zùn i-na testa dö belìximö da oöa in avanti e mæ pöbblica-zöìn in xôö Tœ blog i säi-an scri:té in Savönei:ze stréitö (cön e mæ regöle dé scri:töà).
Oöa Te cöntö in piccölö aneddötö pe fœ in moddö de nö perde a nostra lingöa...
Cömme quarche-dùn de vöâtri ö sà zà, mí travaggiö in te i-na ditta in prövincia de San-na da qöæ:la nö possö fœ ö nömme, e natöralmente g'ho in möggìö de cölleghi...
però i ghé ne zön se:i ai qöæ:lí pôrlö esclö-zivamente in dialettö.
Ön pè tötti ö l'è töttö ö giörno aù telefönö cön dí inglei:zí e qöandè ö ghè mòlla, ö zè rivòlge agli atrï esteri presenti in az:ìenda!
In pô: de tempö fá ö gh'eá in Cröc-cö che ö fœ-và i-na presenta-ziön de-in software in inglei:zè, stö mæ cöllega rivölgendö-ze a mì ö nö l'ha esitôö a par:lame in dialettö, nönöstante che all'incöntrö i ghe föi-xan tötti i ma-ximì vertici dell'az:ìenda [aö de fœà de qöarche intrö-zö cö nö cönta in belin...("Presente!!!")].
Qöe-stè i zön e cô-ze belle che i zè pœ-an zen-tì sölö tra a gente de San-na!
Digghelö ai Tœ cönö-xenti Gnu-rantì in materia...
Oöa salö-ö a Méi-strà Stefania e a-a proximà vôttà.
Ö Ale.
lunedì 23 novembre 2009
Qualcosa sta cambiando?
Ricordo di aver risposto a malo modo ad una ragazza che era in compagnia con me quando avevo circa diciasette o diciotto anni. Lo avevo fatto perchè mi infastidiva il suo tirarsela da "so tutto io che sono la Cultura". Avevo risposto in dialetto e lei per difendersi mi aveva detto "E non parlare dialetto, brutta contadinaccia ignorante!".
Pochi anni fa ho proposto ad una collega un lavoro parallelo tra italiano, dialetto e francese e mi era stato risposto con sdegno che intanto nessuno parlava dialetto e che comunque siamo in Italia.
Battute di questo genere ne ho sentite moltissime; la lingua italiana impera (e manco guei visto che siamo americanizzati e che molto spesso non sappiamo come usare i verbi) mentre i dialetti muoiono e non è vero che sono cultura, il dialetto è ignoranza allo stato puro. E' una lingua che nessuno deve più parlare, pena la gogna, è una vera vergogna.
Ascolto musica in diversi dialetti e molti non condividono il mio gusto dicendo che non capiscono le parole però poi ascoltano e apprezzano canzoni in inglese pur non sapendo manco una parola di inglese... sarà che vanno di moda...!
Mi sono laureata con una tesi in dialetto, ho messo a confronto due traduzioni, due lingue e due modi di vedere. Nessun Belin, nessun Cu o buliccio, niente di volgare.
Si trattava di Molière e quando lui è in mezzo è già risata e poesia, la stessa che Mario Bagnara ha reso in dialetto genovese.
Sono passati quasi 30 anni da Creuza de Ma di De Andrè, ma si sa che lui con quel disco era andato troppo avanti nel tempo.
Dopo il 1984 sono nati gruppi o singoli artisti che cantavano nel proprio dialetto. Non saranno conosciuti come un Vasco Rossi (ormai troppo di moda) o un Ligabue ma molti fanno buona musica e i nomi sono abbastanza noti. Si parla di riscoperta e rielaborazione delle tradizioni.
Ieri ho sentito un bimbo che parlava dialetto con i propri genitori e dove lavoro tutti parlano dialetto, fieri, senza vergogna. Sinceramente faccio fatica ad afferare al volo quello che dicono (lo fanno anche in classe), devo pensarci un momento prima di rispondere, ma lascio fare perchè trovo che sia giusto così.
E' dell'altro giorno la notizia che al festival di Sanremo saranno ammesse canzoni con testi dialettali (speriamo non siano i soliti napoletani!) perchè i dialetti fanno parte dell'Italia e delle sue radici culturali.
Detto questo vorrei pensare di trovarmi nel bel mezzo di una mini rivoluzione, qualcosa che guarda al passato oscurantismo nei confronti del dialetto (che ora studiano un po' anche a scuola) ad un errore.
Vorrei pensare che finalmente qualcosa si stia muovendo e di questo sarei felice.
mercoledì 28 ottobre 2009
La cattedrale del mare
Ho passato parecchie notti insonni leggendo "La cattedrale del mare" di Falcones. E' un romanzo che ormai ha qualche anno ma l'ho scoperto solo ultimamente.
Difficilmente rileggo libri già letti ma sarei pronta a ricominciarlo subito.
Ero in astinenza da libri quando un pomeriggio entro in libreria e spulcio gli scaffali uno per uno in cerca di qualcosa da leggere, non c'era un libro che mi convincesse abbastanza. Prendo in mano "La cattedrale del mare" e manco questo mi convince. Dopo qualche considerazione rispetto alle più di 640 pagine e al prezzo più contenuto del solito per volumi di quella stazza chiedo consiglio alla commessa che mi risponde che l'hanno letto in molti e che a molti è piaciuto nonostante le descrizioni molto crude.
La storia è ambientata in Spagna nel medioevo e narra la vita del suo protagonista dal suo concepimento fino alla vecchiaia periodo in cui finalmente raggiunge la serenità.
Non ho voglia di raccontare il romanzo perchè non voglio togliere il piacere della lettura a chi non lo ha ancora letto.
Mi limito ad alcune considerazioni... quando la commessa mi ha parlato delle descrizioni crude mi immaginavo gente squartata e sangue ma in realtà la crudezza sta nel periodo storico, ben si adatta alla violenza di un periodo caratterizzato da fanatismo religioso e una società ben definita e con parti contrapposte: nobiltà, clero e poveri diavoli, e sullo sfondo una borghesia nascente.
Innanzitutto il nostro protagonista è figlio del suo tempo, le sue sono origini umili. e ne passerà prima di riuscire a riscattarsi totalmente.Suo padre, possedeva un grande appezzamento, aveva una grande fattoria e molti terreni ma altro non era che un servo che aveva deciso di sposarsi in età avanzata (verso i 29 anni). Per il matrimonio non aveva badato a spese e questo fece in modo di attirare l'attenzione del signorotto del luogo che il giorno delle sue nozze si era presentato alla festa e dopo aver mangiato e bevuto sotto gli sguardi impauriti degli ospiti, aveva messo gli occhi sulla sposa. Bernat, il padre del protagonista, era stato in un certo qual modo costretto ad assistere allo stupro della sua sposa e in seguito era stato costretto a stuprarla egli stesso. Dalla violenza era nato Arnau e non c'erano dubbi che era il figlio della coppia a causa di un neo che caratterizzava tutti membri della famiglia Estanyol.
A partire dalle prime scene dove regna la violenza e quelle che venivano definite "male usanze" mi sono stupita di quanta poca sensibilità ci fosse nei confronti della donna che non era mai vittima di una sola violenza perchè se succedeva era la società stessa a riviolentarla in un modo o nell'altro. E questo era stato il destino di Francesca, madre di Arnau e il destino (e anche forse la punizione) di Aladis.
Ho parlato con mia nonna del libro e dalle sue parole questo costume era ancora in uso in tempi recenti, almeno ai tempi dei miei bisnonni. Non pensavo che si arrivasse a ciò a meno di due secoli prima del 2000. Almeno non più in Europa. Sapevo con certezza perchè avevo letto il contratto stipulato tra i nonni e il proprietario (credo risalisse agli anni 1940 ma non sono sicura) che il prodotto della terra ottenuto con il sudore doveva in grandissima parte essergli ceduto insieme a una quota d'affitto per la casa.
Ritornando al nostro libro, devo dire che le descrizioni più crude e sconvolgenti non erano come me lo aspettavo, tranne nel caso dell'omicidio della tata da parte di Puig, lo zio presso il quale Arnau e suo padre Bernat avevano trovato rifugio a Barcellona. (Bernat aveva salvato il figlio da morte certa e voleva che avesse la libertà)
La scrittura è molto scorrevole e accattivante, direi che scorrendo le pagine, scorrono le immagini. Vedo Arnau e Joan bambini che si aggirano presso Santa Maria del Mar. Li vedo crescere, vedo la morte di Bernat, le loro sofferenze. Vedo le case dove hanno vissuto, il comportamento dei signori, la prepotenza e le bugie dei Puig. Vedo tutti i loro sentimenti come se si materializzassero e, insieme ad Arnau il bastaix vedo questa chiesa crescere e materializzarsi.
venerdì 9 ottobre 2009
L'imperatore
L'IMPERATORE
Testo: De Siena
Musica: De Siena, Sirianni, Voltarelli
Sono io che muovo la terra
Sono io il sistema solare
Sono io la volta celeste
Sono io la luna ed il mare
Sono io la ragione del mondo
Sono io lo spazio ed il tempo
Sono io il bisogno del cielo
Sono io il corano e il vangelo
Sono io, sono io, sono io, sono io l'imperatore
Sono io il modello ideale
Sono io l'istinto bestiale
Sono io l'abisso del cuore
Sono io la bocca del male
Sono io la filosofia
Sono io la tecnologia
Sono io il cervello più astuto
Sono io il sovrano assoluto
Sono io, sono io, sono io, sono io l'imperatore
(*) Procurade e moderare barones
sa tirannia
(**) Sciur padrun damm la tua camisa,
prestum la corona, prestum la divisa
Sciur padrun voeri vess el tò fredell,
radrizzà la turr de Pisa,
sturtà la tour Eiffel
Sciur padrun dal tuo lato del guinzaglio,
anche se tira,
ci si sente molto meglio
Sciur padrun ti diciamo basta,
però se puoi imprestaci la frusta
Sono io, sono io, sono io, sono io, sono io l'imperatore
Sono io il potere che sgorga
Sono io il potere che targa
Sono io potere che succhia
Sono io potere che macchia
Sono io il potere che sgorga
Sono io il potere "targa"
Se la volete ascoltare la trovate qui